CIELO TERRESTRE infinite traiettorie del caso

La mostra propone un’antologia di 40 opere tratte dalla serie di dipinti Aphonia, frutto della ricerca e delle sperimentazioni incessanti dell’ultimo decennio volte ad approfondire l’indagine sulle proprietà sensoriali del colore e le potenzialità plastiche della materia cromatica; un processo creativo intenso e fecondo, culminato nella stesura di un ciclo pittorico di grande respiro e potenza visiva, che si dispiega in un susseguirsi di variazioni cromatiche attorno allo stesso tema, allo stesso fulcro concettuale, ma con soluzioni ed esiti formali differenti.  

Nell’immagine del mondo rappresentata in questi lavori si condensano e si esprimono tutti i nodi tematici evocati nel titolo della mostra, che costituiscono i capisaldi delle riflessioni esistenziali dell’autore, dal dualismo cosmico Cielo-Terra alla poetica del caso e delle sue infinite traiettorie. Gli scenari del ciclo, pur nella diversità di registri iconici e stilistici, sono accomunati da una sintassi compositiva fondata su una scansione dello spazio essenzialmente bipartita, in cui l’elemento figurativo alla base dell’immagine - combinazione di linee orizzontali e verticali - occupa una parte infinitesimale rispetto alla sconfinata vastità di un cielo sferzato da vortici cromatici, in cui il pigmento assume una consistenza fisica, diventa materia, sostanza corposa come fosse biologicamente dotato di una sua propria vitalità

Sul piano terrestre, separato quasi impercettibilmente dall’“interminato spazio” caleidoscopico mediante il profilo collinare appena ondulato, si innalzano a distanze variabili sagome di cipressi fieramente protesi verso l’alto con le chiome folte e puntute. Con una configurazione simile a pilastri cosmici, i cipressi punteggiano ogni orizzonte tracciato in questa serie pittorica, assumendo la stessa valenza ancestrale di un allineamento di menhir. L’artista ha fatto di essi un codice, una cifra stilistica che è forma e contenuto al tempo stesso; non sono estranee infatti all’adozione di questo “segno” distintivo né le caratteristiche morfologiche della pianta e la sua diffusa presenza nella terra di origine del pittore, né la natura “sacrale” di albero primigenio, assurto fin da tempi remoti a simbolo dell’immortalità e identificabile con l’axis mundi (l’asse dell’universo), cardine della cosmologia religiosa di antichissime civiltà. Fiammelle arboree trasfigurabili in questo contesto in altrettante anime che popolano l’orizzonte terrestre, viventi assi di congiunzione terra-cielo che ciascun essere umano, di fatto, incarna.

A partire dalle tele dominate da una pittura all over, fatta di materia cromatica accesa, densa e vibrante, fino ad approdare all’astrazione lirica del puro accostamento nero-oro, ovunque il colore svincolato dalla costrizione della forma pulsa di vita autonoma e crea uno spazio visivo magnetico, ipnotico, capace di coinvolgere lo sguardo dell’osservatore in un rapporto “immersivo” e totalizzante con l’opera.